Eccomi di ritorno da Stoccarda (ok, sono tornata già da Giovedì, ma finora non avevo pronta la recensione... ). Che dire signori... Stoccarda è la città dove i sogni diventano realtà. Ho visto dal vivo Pia Douwes nel suo ruolo più famoso e più importante, e poi le ho anche parlato... Ho persino un suo autografo sul programma dello spettacolo. *dreamy*
Ma andiamo con ordine: lo spettacolo prima di tutto.
Avevo già da mesi il biglietto per la Dernière, ma quando venerdì sono arrivata in città ho deciso che ormai potevo fare anche trentuno... E mi sono accaparrata uno degli ultimi quattro biglietti per la sera stessa (il teatro contiene 1800 persone… E c’erano numero 4 posti liberi), senza pentirmene nemmeno per un secondo. Con Pia non si sbaglia mai.
Le scene sono completamente diverse da quelle di Vienna e del DVD. Non che cambino il senso generale dello spettacolo, ma sono quasi sempre realizzate in un altro modo. Alcune mi sono sembrate migliori a Stoccarda, alcune migliori a Vienna... Per altre ancora ammetto di non essere riuscita a decidermi, perché funzionano bene in entrambe le versioni.
Alcuni costumi sono diversi (n.d.a.: Nessuno dei personaggi ha quella specie di fregio di edera sui vestiti che invece c’è a Vienna.), ma soprattutto su alcuni dei personaggi minori sono stati fatti dei cambiamenti volti a renderli, a parere mio, molto più macchiettistici (spiegatemi, please, perché Graf Grünne deve sembrare un incrocio tra la famosa immagine di Einstein e il Professor Abronsius di Tanz der Vampire).
Anche l’ordine delle scene nel secondo atto è cambiato. E questo posso accettarlo, anzi, posso persino capire che la storia così fila meglio. Però non mi potete tagliare Elijen, una delle mie scene preferite…
Segue dettagliata descrizione di ogni scena, lettore avvisato…
Il palco dell’Apollo Theater è più piccolo di quello del Theater an der Wien, cosa che ovviamente comporta la necessità di rivedere molte scene. Il palco ha una parte centrale che si solleva (anche su più piani) e un anello che ruota intorno alla parte centrale.
All’inizio, nel buio più totale, Lucheni (quello vero) pende dal cappio. Il giudice lo interroga, e quando l’italiano chiama in causa i suoi testimoni, la luce inonda il palco e ci contemporanei di Elisabeth, con gli angeli della morte, entrano in scena. La Totentanz è un po’ meno spigolosa che a Vienna, più movimentata. Dal solito ponte sospeso scende der Tod e ribadisce di aver amato Sissi. Dove a Vienna c’era un ritratto storico dell’Imperatrice, qui si vede proprio Pia sul palco che osserva tutto in silenzio.
Per “Wie du” il palco è illuminato. La giovane Sissi sta giocando su una staccionata con degli anelli quando Max entra. Nota di colore: qui Sissi non ruba la cetra di Max, ma il suo frustino per il cavallo, e lo usa contro di lui come se stessero duellando. Visto che Elisabeth sarà sostituito da “Die 3 Musketiers”, la sera della Derniere Max le ha detto “Was fuer ein Musketier”, alludendo al prossimo spettacolo in scena.
“Schoen euch alle zu sehen” segue lo schema di Vienna, con i parenti che ruotano attorno a Ludowika ed Helene in piccoli gruppetti, fino a quando non vengono distratti dalle evoluzioni di Sissi sul trapezio. Quando cade, il palco si oscura completamente, e Der Tod entra in scena con Sissi in braccio. La posa sul letto e fa per allontanarsi, quando lei attacca “Schwarzer Prinz”, e lui si blocca ad ascoltarla.
Anche “Jedem gibt er das Seine” è basata sulla stessa idea di Vienna, con FJ alla scrivania sotto lo sguardo di Sophie (e sotto l’aquila asburgica) con i consiglieri e i questuanti sulla piattaforma rotante. Come accennavo sopra, tutta la corte ha un aspetto meno serio, e più ridicolo. Se c’era un simbolismo, non l’ho capito. Se era fatto per strappare risate al pubblico, non ne vedo il motivo. Comunque… “So wie man denkt…” è piuttosto diversa dalla scenografia viennese. Non si richiama la Baviera, e non c’è FJ vestito da Alpino che va a caccia. Piuttosto, a dividere il palco cala una grata che imita un recinto in ferro lavorato con una porta da cui entrano Helene e Ludowika, mentre Sissi si attarda “fuori” a giocare con un domestico, scambiando il suo cappellino con un nastro che il domestico ha al collo. Poi, mentre si gira per entrare, si scontra con FJ. Finalmente tutti sono presenti. Le madri domandano a FJ di scegliere con chi ballerà, e lui si dirige da Sissi, che intanto continua a giocare con il nastro del domestico, ignara di quello che le succede intorno. Durante il finale della scena, Lucheni spinge fuori le madri ed Helene, lasciando gli innamorati soli sul palco.
“Nichts ist schwer” si svolge nel parco dello stesso palazzo (che si vede sullo sfondo). E’ stata reintrodotta la strofa inziale della canzone (quella che fa “Niemand wird so glücklich sein wie wir…”) che è molto carina, perché dimostra che anche Sissi è innamorata di FJ, e perché qui i due in scena fanno proprio gli innamoratini: con il nastro giocano a legarsi e a slegarsi, ad allontanarsi e ad avvicinarsi di nuovo.
“Alle Fragen sind gestellt”, pur essendo come a Vienna, risente del minore spazio disponibile. Non ci sarebbe stato posto per il lungo strascico di Maya, né per gli angeli della morte che lo sorreggono, per cui si va per qualcosa di più semplice. Schade... Quando Sissi risponde “ja”, uno dei pannelli del fondale cade e rivela der Tod che suona la campana a morto.
“Sie passt nicht”: la prima parte (Max & Sophie) si svolge davanti ad una tela su cui sono dipinti due ritratti di FJ e Sissi. Poi la tela viene sollevata a mostrare la sala da ballo con specchi su una parte (sennò che Spiegelsaal è?) e uno scalone da cui scendono gli sposi… E poi gli angeli della morte e der Tod, che durante “Der letzte Tanz” non risulta minaccioso come Maté a Vienna. (La sera della Dernière, Olegg ha strappato un lunghissimo applauso, una mezza standing ovation, con Lucheni che aspettava di poter rientrare in scena… E che ad un certo punto si è appoggiato indolente ad un pilastro aspettando che il teatro si placasse… )
Durante la transizione verso “Eine Kaiserin muss glaenzen” non ci sono i cartonati dei curiosi, ma cortigiani che si affacciano dai pannelli. FJ intanto accompagna Sissi al suo letto, che prende a ruotare fino a posizionarsi sul lato destro del palco. Dal lato opposto entra Sophie con le dame di corte. Qui ho visto una grossa differenza tra Pia e Maya. Mentre Maya prende già qui un tono preoccupato e quasi disperato, Pia resta più positiva. Ancora quando la Graefin va a svegliarla, lei è felice, si rimira nel suo scialle bianco etc… E la differenza si vede anche nella sua “Ich gehoer nur mir”: nonostante lo scontro con la suocera e la defezione di FJ, lei resta ottimista: è giovane, bella, sposata ad un uomo che ama. E quindi la sua canzone trabocca di voglia di vivere e di gioia. Trattandosi delle serate conclusive, non sto a dirvi come ha cantato Pia. Ha preso una nota che ha strappato anche qui una mezza standing ovation. E anche qui Bruno aspettava di poter rientrare in scena…
“Szenen einer Ehe”: niente Schonbrunn e niente filmino, ma una tela con un ritratto di Sissi e le scene che si svolgono sotto questa tela mentre il palco continua a rotare. La tela si alza solo quando gli sposi vanno in Ungheria. Non c’è la carrozza della morte: Olegg entra semplicemente in scena con un mantello e cappuccio (à la “Point of no return”), e si unisce agli ungheresi che offrono regali agli imperatori. Solo che il suo regalo è la bara della piccola Sophie…
“Die Froeliche Apokalypse” è una delle scene di cui ho maggiormente apprezzato il cambiamento. Niente autoscontro, ma tavolini che ruotano attorno alla porta di un tipico caffè viennese. Lucheni gira tra i tavoli, aizza gli avventori e diffonde pettegolezzi.
Anche qui è stata mantenuta la scena “Kind oder Nicht”, dove Sophie scopre il tentativo della Graefin di portare Rudolf da Elisabeth, che funziona ottimamente sia per presentarci Rudolf che come introduzione a “Elisabeth mach auf…” Franz Joseph parla con la moglie attraverso la porta chiusa, poi lei lo lascia entrare per consegnargli il suo scritto. Nota: in questa scena Pia aveva una parrucca incredibile, che le dava quasi alle caviglie, come effettivamente dovevano essere i capelli di Elisabeth all’epoca. Der Tod cerca ancora di sedurre Sissi, i loro volti quasi si sfiorano, ma poi lei si allontana da lui.
“Milch” è come a Vienna, anche se il palco è meno affollato. (peccato… ) “Schoenheitspflege”: le dame di corte cantano davanti ad una serie di tendaggi blu scuro dietro a cui si immagina Elisabeth intenta alle sue cure di bellezza. Anche FJ rimane davanti ai tendaggi, che poi si sollevano a rivelare Sissi nel suo abito bianco nella replica del famoso quadro. Lei esce dal quadro, e dietro di lei esce la morte, che si unisce nel terzetto finale.
Atto 2:
“Kitsch” non si svolge davanti al sipario chiuso, ma si vede come attraverso un velo l’incoronazione di Sissi e FJ a Budapest. “Elijen” è stata tagliata, e quindi si passa direttamente a “Wenn ich tanzen will”. Anche qui niente carrozza della morte, la scena si svolge sul palco che si è sollevato a ricordare quasi una scogliera. Come a Vienna, der Tod cerca di manovrare Elisabeth, che però si libera da lui.
“Mama wo bist du”: Rudolf entra in scena su un lettone incredibilmente alto, si sveglia e comincia a cantare. Der Tod, che è rimasto in scena, lo sente e va da lui,
La scena che segue è “Wir oder Sie”, rappresentata anche qui come una gigantesca partita a scacchi. Sophie è preoccupata dall’importanza che Elisabeth sta acquistando, e decide di combattere contro di lei. CI spostiamo poi al salone di Frau Wolf. C’è un grande divano di velluto rosso, su cui si siedono i clienti e davanti a cui sfilano le ragazze. Qui vediamo chiaramente Graf Gruenne scegliere Madeleine, e FJ che la incontra, le porge il braccio, e si allontana con lei.
La scena della malattia non differisce molto da Vienna. Segue la “Konfrontation Sophie – FJ”, che si svolge nuovamente nello studio dell’imperatore, sotto il simbolo degli Asburgo… Che però inizia a mostrare crepe profonde. FJ lascia sua madre sul palco per il suo grande assolo “Bellaria”, per rientrare subito dopo per “Nie kommt sie zur Ruhe”. Sulla pedana centrale FJ e la corte parlano di Elisabeth, mentre sull’anello circolare l’imperatrice e le sue dame girano per tutta l’Europa. Il verso finale di Lucheni qui è “Achtzeh Jahre läuft sie schon / panisch der Angst vor dem Nichts davon. / Da wird man doch mal fragen dürfen:/ Ist sie noch ganz normal?“ che introduce la scena del manicomio, un’altra di quelle profontamente diverse da Vienna. I malati sembrano più simili a straccioni, e quando Fräulein Windisch afferma di essere l’imperatrice, gli altri le danno ragione, la fanno sedere su una specie di trono e la sollevano fino a posarla sulla pedana su cui si trova Elisabeth, che si rivolge direttamente a lei mentre canta.
La scena si sposta nuovamente a Vienna, dove vediamo il litigio fra Franz Joseph e Rudolf, che lo accusa di non capire la situazione politica del suo regno. Segue “Hass”. Riconosco di essere una delle persone che apprezza questa scena, e mi è quasi un po’ dispiaciuto che fosse meno imponente (e quindi meno inquietante) che a Vienna.
Vista la situazione politica dell’Austria, der Tod istiga Rudolf ad agire contro suo padre: “Die Schatten” si svolge in una specie di cappella, ed è seguita subito dalla scena della cospirazione: Rudolf si incontra con dei ribelli ungheresi e, guidato dalla morte, firma un atto per diventare re d’Ungheria. (credo. Chi ne sa più di me di storia asburgica corregga pure). Viene però scoperto da FJ e accusato di tradimento. (ecco, probabilmente, perché è stata tagliata Elijen: per far posto a questa scena qui)
Ci spostiamo poi a Corfù, dove Sissi, in uno strano costume orientaleggiante() cerca di entrare in contatto con Heinrich Heine. La scenografia qui richiama il vero palazzo di Corfù: c’è una statua di Achille ed una specie di terrazza da cui Sissi guarda fuori durante “Wenn ich dein Spiegel waere”. Questa invece è una scena che, IMHO, ha più senso a Vienna. Perché Rudolf dovrebbe cantare “Se fossi il tuo specchio”, se in scena non c’è nessuno specchio?
Nel “Mayerling-Walzer” der Tod e i suoi angeli non indossano gli abiti di Mary Vetsera come a Vienna, ma i soliti cappotti alla Matrix (non mi piace, quel costume, non ci posso fare niente); la scenografia per la “Totenklage” è una specie di ossario, molto in tono con il gusto austriaco; Elisabeth piange sulla bara del figlio mentre Lucheni reclamizza la sua nuova merce.
“Boote in der Nacht” è abbastanza simile a Vienna, ma FJ e Sissi non stanno fermi sul palco, ma si vanno incontro senza trovarsi mai. (La sera di Venerdì Pia ha quasi sbagliato un verso qui: invece di dire “Doch was uns treibt, liegt nicht in unsrer Macht.“ aveva attaccato con “Warum wird uns das Glueck so schwer gemacht”… Ebbene, anche i divi hanno attimi di debolezza... )
Poi c’è la scena dell’incubo di Franz Joseph: qui il palco non si solleva come a Vienna, ma sembra che la “barca” vada a schiantarsi contro il fondale, in cui infatti si apre una grossa crepa.
Il palco sprofonda nuovamente nel buio, risuona la voce del giudice. Finalmente vediamo come Lucheni uccida Sissi a Ginevra, e come lei, finalmente libera, si rifugi nelle braccia di Der Tod e lo baci appassionatamente.
Cast dernière:
ELISABETH Pia Douwes
DER TOD Olegg Vynnyk
LUCHENI Bruno Grassini
FRANZ JOSEPH Ivar Helgason
SOPHIE Katherine Krueger
LUDOWIKA/FRAU WOLF Caroline Sommer
RUDOLF Martin Pasching
MAX Michael Floeth
RUDOLF ALS KIND Marian Rohr
Cast 15/09/2006
ELISABETH Pia Douwes
DER TOD Carl van Wegberg
LUCHENI Bruno Grassini
FRANZ JOSEPH Ivar Helgason
SOPHIE Katherine Krueger
LUDOWIKA/FRAU WOLF Caroline Sommer
RUDOLF Martin Pasching
MAX Michael Floeth
RUDOLF ALS KIND Yannik Szupra
Visto che il post è già fin troppo lungo, altre considerazioni a seguire...