martedì 14 maggio 2013



E' stato assolutamente per caso che sabato sera sono capitata su "Che tempo che fa" proprio mentre Fabio Fazio annunciava un'anteprima del nuovo musical di David Zard "Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo", l'edizione italiana dello spettacolo francese del 2001 di Gerard Presgurvic.
Di questo progetto se ne era parlato più di un anno fa, poi non ne avevo più sentito parlare fino a questa primavera. E tutto ad un tratto lo show è nuovamente in carreggiata e pronto per la prima, che si dovrebbe tenere a ottobre a Verona (e dove altrimenti??).
Poiché conosco lo show originale, e lo trovo un musical pop molto gradevole, mi sono soffermata a guardare. 
Mi è sembrata buona la prestazione dei ragazzi dello show, soprattutto nel duetto "Aimer/Ama e cambia il mondo" tra Romeo e Giulietta che conclude il primo atto. 



Ho trovato invece piuttosto irritante l'intervista a David Zard: non una parola è stata spesa sullo spettacolo stesso, Zard ha preferito parlare dei teatri in Italia, delle difficoltà di essere un produttore, della solita diatriba tra musical/opera/opera moderna. Tra l'altro avrei voluto controbattere, o comunque approfondire, alcune delle cose appena accennate dal produttore, come il suo discorso sui teatri moderni da costruire in Italia. A sentire lui, sarebbe bello avere 4-5 strutture moderne da duemila posti... che però mi domando come si possano riempire e mantenere in attivo in un momento come quello attuale.
Poi, ovviamente, Fazio non si è potuto esimere dal chiedere a Zard un confronto con Notre Dame de Paris, "che tutti noi abbiamo nelle orecchie e negli occhi". Ma anche qui il produttore ha evitato di parlare di musica, limitandosi a dire che in questo caso ha potuto dare carta bianca al suo regista. Insomma, è come se per presentare un nuovo film avessero intervistato De Laurentis sullo stato delle sale cinematografiche italiane... Alla fine dell'intervista non sappiamo niente di più sullo show che andremo a vedere, che genere sarà, chi sono gli attori in scena... Non so se è normale che si faccia così, ma insisto, è come se per scegliere un libro dovessi leggermi in quarta di copertina non la trama ma le beghe editoriali delle case editrici. Boh...