venerdì 30 luglio 2010

A presto!


 


Signori cari, vado in ferie. Qualche giorno di relax e poi un'unica lunga tirata fino ad ottobre... Ci dirigiamo al fresco, a Dublino. Per una volta non ho piani musical-i, anche se posso sempre cambiare idea in corso d'opera, ammesso che l'Irlanda offra qualche bello show.


Buone vacanze a tutti... Ci si rilegge tra una decina di giorni!

giovedì 29 luglio 2010

Che sta succedendo alla Rai?

Causa guasto al ripetitore, da un mese a casa mia si vedono solo i tre canali Rai. Ebbene, davanti ai miei occhi increduli ho visto passare svariate volte le pubblicità del Rigoletto e dell'opera popolare di Michele Guardì "I promessi sposi".


Che la nostra tv si sia improvvisamente convertita alla Cultura con la C maiuscola? Che cerchi di ripristinare le serate teatrali che andavano nei lontani anni '60? Come cantava Battisti "Lo scopriremo solo vivendo"...


(comunque voglio ritornare sui Promessi sposi di Guardì... Appena il lavoro mi lascia un po' di tempo libero... )

giovedì 22 luglio 2010

Matrimoni... musical-i

(che ci volete fare, in questo periodo non ho altro per la testa... )


Ieri ci siamo definitivamente compromessi: siamo andati a firmare la cosiddetta “promessa di matrimonio”. (in realtà niente più che una formalità burocratica... Due firme in calce a un foglio stampato dall'impiegata del comune. E pensare che in certe parti d'Italia si invitano i parenti e si festeggia in grande stile...)


Comunque, non era di questo che volevo parlare.
In questo momento sto cercando di scegliere le canzoni per la cerimonia in chiesa... E per quanto io sia rispettosa della tradizione (e della mia cantante!), non posso fare a meno di pensare a quanto mi piacerebbe inserire qualche pezzo da musical...
Tra l'altro, nei musical non mancano i matrimoni... :-) Ce n'è uno nei Misèrables, tra Marius e Cosette, che però personalmente non mi piace molto (anche perché è seguito da quella scenetta odiosa che è “Beggars at the feast”). Ce n'è uno in Jekyll and Hyde, ma quello che si vede principalmente è la festa dopo il matrimonio. Non manca ovviamente nel “Romeo & Juliette” di Presgurovic (“Aimer”), e, come segnalavo l'altro giorno, si sposano anche Jamie e Cathy in “The last five years”.
Il pezzo che si avvicina di più ad un matrimonio religioso è secondo me “To have and to hold” da “The beautiful game”, che effettivamente si svolge in chiesa, davanti ad un prete cattolico.


Ma in realtà, quello che sarebbe sempre piaciuto a me sarebbe stato utilizzare “The point of no return” all'ingresso in chiesa. Come potrebbe essere attraversare la navata della chiesa dicendo:


“Past the point of no return – no backward glances
the games we've played till now are at an end
Past all thought of “If” or “When” - no use resisting
abandon thought and let the dream descend
What raging fire shall flood the soul?
What rich desire unlock its door?
What sweet seduction lies before us?
Past the point of no return – the final threshold
what warm unspoken secrets will we learn
beyond the point of no return”


D'accordo, forse un po' troppo passionale per un matrimonio religioso, ma sfido l'italiano medio a capire le liriche del fantasma... (tra l'altro a me la canzone piace molto anche con le sue liriche viennesi originali: "Osa con me l'ultimo passo – e lascia il mondo dei dubbi dietro di te – liberati con un passo dei tuoi pensieri – e continua il tuo sogno insieme a me”.)
Comunque, sempre meglio il fantasma e il suo desiderio che non Mina Harker e il Dracula di Wildhorn:


“I step across the line for you
I plunge myself in mortal sin
I sacrifice my soul to be your bride
I give into the feelings I can't hide”
... 
Qui c'è effettivamente da rischiare la scomunica...


Mi sa che alla fine resterò sul più classico "Dolce sentire", da "Fratello sole sorella luna". Però che ci posso fare se queste canzoni che trasudano passionalità mi piacciono da morire??
E qualche consiglio dai lettori?? Che musical si adatterebbe secondo voi ad una cerimonia?

martedì 20 luglio 2010

L'album del mese - The last five years

Vorrei cercare di inaugurare una nuova serie di post, dove affrontare una volta al mese un album (non obbligatoriamente nuovo o di recente uscita) che mi ha colpito in qualche modo. E in questo mese di luglio vorrei cominciare con “The Last Five Years”, spettacolo del 2002 che però ho scoperto solo recentemente. Ammettiamolo: non è il miglior spettacolo per una persona che si prepara al matrimonio, ma che ci posso fare… Lo show mi ha conquistato poco a poco.


La trama è così semplice da risultare banale: due partner raccontano la propria storia d'amore finita male dopo cinque anni insieme. Ma c'è un ma. Jamie descrive la propria relazione con Cathy dall’inizio alla fine, mentre lei racconta la storia dal momento della rottura a quello in cui si sono conosciuti. Farò un'altra ammissione: è stato dura digerire la doppia linea temporale, soprattutto la parte di Cathy, che richiede una maggior concentrazione per essere seguita all’indietro.
Cathy è un'aspirante attrice che non riesce a sfondare, mentre Jamie è uno scrittore che trova un editore disposto a pubblicare i suoi lavori. E così, mentre la carriera di Jamie decolla, il suo matrimonio con Cathy naufraga tra le incomprensioni. I bene informati dicono che la storia rispecchi la relazione del compositore Jason Robert Brown con la moglie... E può darsi che sia così, visto come, in maniera sottile, Jamie risulta più simpatico di Cathy, che con le sue paure e le sue insicurezze si chiude in se stessa e risulta l’anello debole della coppia. Insomma, Cathy sembra la classica moglie frustrata, mentre Jamie emerge come un personaggio positivo che finisce per tradire la moglie perché estenuato dal comportamento di lei. (personalmente non credo a queste storie, ma questo è quello che secondo me viene fuori dall’ascolto del CD. Se mi sono persa qualcosa, sono lieta di integrare).


Chiaramente, le canzoni all’inizio della relazione sono più “vivaci” di quelle in cui i due protagonisti riconoscono il fallimento della loro storia, e il fatto che le due linee temporali si intersechino fa sì che il musical non accumuli troppi pezzi “pesanti” dalla metà in poi.
E le canzoni sono sicuramente un punto di forza dello spettacolo. Sono divertenti, riflessive, commoventi, a seconda del momento. Sono allegre e ottimiste quando la storia d'amore è all'inizio, e di conseguenza hanno un ritmo veloce: tra queste rientrano sicuramente “Shiska Goddess”, in cui Jamie dichiara il suo amore per Cathy con una serie di affermazioni quantomeno originali...
(“If you had a tattoo, that wouldn't matter
If you had a shaved head, that would be cool”
“If you drove an R.V., that wouldn't matter
If you like to drink blood, I think it's cute”
...),
ma anche “Moving too fast”, e, dalla parte di Cathy, “Climbing uphill”, con la scena dell'audizione che fa molto Chorus Line e “I can do better than that”, in cui Cathy porta Jamie a conoscere i propri genitori e dichiara il proprio amore per lui:
“You don't have to put the seat down
You don't have to watch the news
You dont' have to learn to tango
You don't have to eat prosciutto
You don't have to change a thing
Just stay with me”


Comunque, per quanto queste canzoni siano orecchiabili e carine, le mie preferite sono quelle più sentimentali. Prima tra tutte “The Schmuel song”, una canzone dal vago sapore Yiddish (del resto Jamie è ebreo ) dove Jamie racconta una storia sull'importanza del tempo a Cathy, e cerca di convincerla ad essere ciò che si sente:
“Plenty have hoped and dreamed and prayed
But they can't get out of Klimovich
If Schmuel had been a cute goyishe maid
He'd've looked a lot like you”

“But shouldn't I want the world to see
The brilliant girl who inspires me?
Don't you think that now's a good time to be
The ambitious freak you are?
Say goodbye to wiping ashtrays at the bar
Say hello to Cathy Hiatt, big-time star!”


E poi ci sono i due duetti: “The next ten minutes”, esattamente a metà dello spettacolo, dove Jamie e Cathy interagiscono nel momento in cui si sposano, e il numero finale dello show, “Goodbye until tomorrow/I could have never rescued you”.
Qui Cathy saluta Jamie dopo il loro primo appuntamento, mentre Jamie lascia l'appartamento che ha diviso con la moglie. E così, mentre lei è felice perché sente che Jamie è l'uomo per lei, lui le scrive un biglietto d'addio. Il modo in cui le due parti della canzone si contrappongono è tale da suscitare chiaramente una reazione: nello stesso momento vanno in scena esattamente l'inizio della storia d'amore, con l'eccitazione e l'entusiasmo, e la sua fine, con la delusione e l'amarezza.
Diverso è il discorso per “The next ten minutes”: qui le linee temporali dei due personaggi si intersecano, e finalmente c'è interazione tra Jamie e Cathy. Jamie inizia la canzone da solo, viene raggiunto da Cathy per il momento del matrimonio e la lascia da sola mentre le due linee temporali si separano nuovamente in direzioni contrarie. E anche se lo spettatore/ascoltatore sa già cosa succederà, non può fare a meno di sentire che almeno in quel momento il loro sentimento è genuino:
“JAMIE: Will you share your life with me
CATHERINE: Forever
JAMIE: For the next ten lifetimes?
CATHERINE: Forever, Jamie
JAMIE: For a million summers
BOTH: Till the world explodes
Till there's no one left
Who has ever known us apart”


I due attori, Norbert Leo Butz e Sherie Rene Scott riescono a esprimere veramente l'evoluzione dei personaggi, da giovani e innamorati a disillusi (o viceversa...). E il fatto che abbiano due voci veramente notevoli non guasta. Se volete un consiglio, date una chance a questo show...

giovedì 8 luglio 2010

Tosca è fuggita...

... e come darle torto...


Dunque, prima di andare al mare (un mese fa... ) vi avevo lasciato con la promessa di una recensione della “Tosca” di Dalla che è andata in onda su Rai1 (con risultati abbastanza modesti a livello di audience, a quello che ho letto online).


Premetto che non sono una fan di Dalla né di questa sua opera popolare, di cui conosco solo il CD. Però un musical in prima serata a costo zero mi era sembrato interessante. Bene, fatemelo dire: se questa è la cultura in TV, ridateci il Grande Fratello!


Uno spettacolo sconclusionato, senza né babbo né mamma, senza una linea musicale omogenea, che butta nel mucchio un po' di tutto, dagli acrobati alla Notre Dame, all'interrogatorio rap di Mario, passando per ballerine scosciate e sculettanti.
Le canzoni veramente memorabili si contano sulle dita di una mano: “Amore disperato”, “Luce dei miei occhi”, “Giuro”... Tutte ballatone romantiche – classiche. La maggioranza delle altre canzoni è discreta, ma non ci sono pezzi che si elevano. E tuttavia, se le canzoni sono nella media, il recitativo che porta avanti la storia è decisamente noioso. Del resto, il recitativo è noioso quando lo scrive un grande come Lloyd Webber (vedere Woman in White per credere), figuriamoci se lo affidiamo a Dalla...
Questo show risente dello stesso problema di Notre Dame de Paris (sarà un caso che sia dello stesso produttore??): è statico, perché gli attori cantano sempre fronte pubblico, senza interagire tra di loro. Per movimentare le scene si ricorre allora ai balletti e alle coreografie (Erzalow, ancora lui) che sono però completamente slegate dall'azione vera e propria.


Almeno per me però il problema principale di questo spettacolo è comunque l'aspetto caricaturale e “over the top” di tutti i personaggi. Uno su tutti Scarpia: look da cattivo dei fumetti, costume preso in prestito da Matrix, e testi del genere “Ti ammazzo, ti uccido, ti impicco e rido”...  Come si fa a prendere sul serio un cattivo così? I versi forse vorrebbero sottolineare la crudeltà del personaggio, ma abbinati a quella faccetta da sparviero, a quei baffetti da Super Mario ottengono tutt'altro effetto.
Anche Spoletta, lo sgherro di Scarpia, è piuttosto strano. Non capisco il senso di avere la canzone “Dio, dio, dio” (se non per inserire le famose suore ballerine??), ma non si può avere un personaggio che per tutto lo show è irriverente, sarcastico, cattivo e poi, tutto ad un tratto, senza che niente ce lo abbia preannunciato, diventa preoccupato per Angelotti, quasi paternalistico.


La trama, almeno quella, è sempre quella originale. Eppure, in qualche momento ci si domanda dove stia andando Dalla... Oltre alla già citata “Dio, dio, dio”, anche “Mortacci tua” sembra un po' un inserimento per allungare la broda, visto che non aggiunge niente alla storia. Ma anche sul finale ci sono dei momenti un po' così. Prima di tutto le due canzoni “Suicidio” e “Il mio uomo”, che interrompono lo sviluppo dell'azione. Insomma, siamo nel mezzo dell'interrogatorio di Mario, è appena stato condannato a morte... E tu, compositore/librettista fermi per oltre 10 minuti lo sviluppo della storia principale? E tra l'altro con due pezzi decisamente brutti? Non c'era un produttore che potesse consigliare una posizione alternativa per questi due pezzi?
Ma anche nella scena dell'accoltellamento Dalla tira troppo la corda... Per quante volte il povero Scarpia deve ripetere “Dammi le tue labbra”, prima che finalmente Tosca si decida a ammazzarlo?? La scena è intensa, ma non c'è bisogno di spremerla fino al momento in cui lo spettatore comincia a chiedersi se il disco s'è inceppato...  Idem per il finale: nell'originale non appena Tosca realizza che Mario è morto, si uccide. In questo adattamento ci pensa su quattro minuti buoni... E basta!! Ad un certo punto ci si domanda quanto ci vorrà ancora...


Insomma, per me questo spettacolo non raggiunge la sufficienza, né per la musica, né per la regia, né per la messa in scena. Gli artisti sono bravi, ma con una storia così revisionata hanno poco spazio per sviluppare i loro personaggi. Eppure, sembra che quest'opera sia un grande successo. Boh. Sarò io che sono esterofila, che ci posso fare??

lunedì 5 luglio 2010

Non si finisce mai di imparare...

Stamani navigavo svogliatamente in internet, cercando di rintracciare gli interpreti originali della vecchia canzone "Ed ho in mente te". E così sono incappata in un sito dedicato a "Musica e memoria", che dedica un ampio spazio alle traduzioni delle canzoni che andavano tanto di moda degli anni '60 (tipo "Pregherò" di Celentano che ricalcava "Stand by me", la traduzione di "Delilah" di Tom Jones etc etc....).


Tra un brano pop e l'altro, leggo questo paragrafo che mi fa accapponare la pelle...


Il caso più imbarazzante in assoluto è rappresentato dalla mitica traduzione del pezzo trainante del musical di Andrew Lloyd-Webber e Tim Rice, Jesus Christ Superstar, pubblicata nei primi anni '70 da un complesso della scuderia Battisti (la casa discografica Numero 1, alla quale facevano capo anche i Formula 3), i "Flora, fauna e cemento", con i quali ha fatto i primi passi musicali anche Gianna Nannini (ma non con questo pezzo), il loro primo successo era stato "Mondo blu", poi è arrivata questa incredibile cosa.
Difficile comprendere infatti se era ignoranza, sciatteria, provocazione, divertimento (forse erano precursori della canzone demenziale tipo Elio e le storie tese); fatto è che hanno preso una canzone che parlava di Gesù Cristo e della sua vicenda terrena, in un musical che voleva portare questa vicenda al mondo dei giovani di allora, e la hanno trasformata in una specie di canzone d'amore, anzi di corna, dove "Superstar" è una ragazza leggera (diciamo così) alla quale sono dedicati gli immortali versi:
"Lei non c'è, lei non c'è
esce con tutti ma non con te
vieni al bar, vieni al bar
e lascia perdere Superstar"

Non sapevano di cosa parlava la canzone originale perché avevano fatto francese a scuola? Non gliene importava niente? Hanno scritto questa traduzione vagamente blasfema come provocazione post-sessantottesca? Propendo per la seconda ipotesi, ma se qualcuno ha spiegazioni migliori me lo faccia sapere. Bisogna dire che comunque dopo questo pezzo (che trasmettevano anche per radio, lo ricordo ad "Alto gradimento") sono praticamente svaniti nel nulla.


A questo punto, stuzzicata nella mia curiosità, sono andata a leggere il testo completo di questo capolavoro della traduzione "free"... Penso che i miei professori all'università mi avrebbero sbattuto fuori a pedate per aver proposto un adattamento di questo genere...