Come ho già avuto modo di dire svariate volte, penso che il primo Lloyd Webber avesse una freschezza e un talento nello scrivere musica che via via è andato perso. Senza niente voler togliere al tono operatico di Phantom (che pure resta uno dei miei spettacoli preferiti) e dei lavori seguenti, personalmente trovo che il sound semplice di Jesus Christ Superstar o quello di Evita fossero più innovativi di quanto è venuto dopo.
Questo per dire che Evita è uno spettacolo a cui sono particolarmente legata, anche perché è stato il primo musical che ha acceso l'interesse nel genere... E quindi non potevo lasciarmi scappare la possibilità di vederlo dal vivo.
Facendo gli scongiuri contro il maltempo (decisamente devo smettere di prenotare spettacoli all'aperto... :-S), e vestita come per una partita allo stadio a metà febbraio, venerdì sera sono andata a Boboli.
Purtroppo le gradinate del giardino di Boboli erano piuttosto sguarnite, tant'è che all'inizio del Requiem for Evita si è avuto un movimento verso il centro degno del migliore giocatore di fascia della nazionale (sì, oggi sono nazional popolare e mi preparo per la partita dell'Italia).
Ma veniamo allo spettacolo, che è meglio.
Purtroppo, per me lo spettacolo risente sempre un po' del confronto con il film. Lì si potevano ingaggiare centinaia di comparse per rappresentare la folla presente ai funerali di Eva, o che sotto il balcone della Casa Rosada inneggia ai Peron. Qui ovviamente (nonostante la compagnia fosse composta da 50 persone!), quell'effetto andava perso. Come in tono minore rispetto al film risultano le scene di “Raimbow high” (dove Madonna ad ogni scena può cambiare abito, l'attrice sul palco invece no) e “Raimbow tour”.
Comunque, la messa in scena era ottima. I set piuttosto semplici, con due scale laterali che entravano ed uscivano di scena per simulare gli interni, e un balcone che poteva “uscire” dal fondo del palco. Il resto veniva reso “vivo” grazie agli oggetti in scena: qualche tavolino da bar per le scene di Magaldi a Junin, un altare e qualche candela per le scene in chiesa, un letto bianco per l'ospedale. I costumi invece erano ricchi e vari. Tranne Che, che per tutto lo spettacolo resta vestito da guerrigliero, il resto del cast cambia spesso e volentieri costume, passando da descamisado a nobile o militare nell'arco di pochi minuti. E ovviamente i costumi migliori sono quelli di Eva, che passa dalla ragazzotta di campagna con l'abitino a fiori all'amante di uomini più grandi di lei a First Lady dell'Argentina.
Gli interpreti, pur essendo per me tutti nomi sconosciuti, erano veramente bravi. Eva era Abigail Jaye, che aveva una voce limpida e cristallina, oltre a una buona presenza scenica, convincente sia all'inizio dello show, quando Eva è una ragazza giovane e piena di vita, sia alla fine, quando ormai la malattia la costringe su una sedia a rotelle.
Che era interpretato da Mark Powell, un Che molto razionale, né arrabbiato né tanto meno sopra le righe. Molto bravo, ma a volte avrei voluto un po' di passione in più... In fondo Che è un argentino che vede il proprio paese andare in rovina...
Peron, Mark Heenehan, era proprio quello che ci si aspetta da Peron. Un omone in uniforme che poco a poco conquista il potere soprattutto grazie alla moglie, e che si dimostra piuttosto attaccato ed interessato a lei quando questa inizia ad ammalarsi.
Una critica però a questo spettacolo va comunque fatta. Hanno tagliato la scena “The lady's got potential”, in cui si vede l'ascesa al potere di Eva e di Peron, per sostituirlo con “The Art of the Possible”, che a livello di testo è sicuramente ottimo nel descrivere i giochi della politica, ma musicalmente è meno incisivo di “The lady's got potential”.
Qui il video della produzione, per farvi un'idea di com'era effettivamente lo spettacolo. Le immagini descrivono molto meglio delle mie parole...