mercoledì 18 giugno 2008

Jellicle Night

NdA: mi scuso subito. Ho cercato di mettere in ordine le idee in modo omogeneo e logico, ma le cose da dire continuavano ad accavallarsi fra di se'. Questa non è una delle mie solite recensioni, è più una raccolta di pensieri sparsi. Sorry.


Una volta all'anno i gatti di un quartiere londinese si riuniscono per una grande festa, in cui il gatto anziano decide chi di loro potrà accedere alla Heaviside Layer e così ad una nuova vita felina.
La trama di Cats, il musical più famoso di tutti i tempi, è tutta qui. E allora, mi domandavo, cosa c'è che attira gli spettatori al punto tale da farne uno degli show più visti nella storia del teatro musicale? Perché tutto questo successo per uno spettacolo in fondo piuttosto semplice nella sua concezione?
Uno dei primi CD che mi sono procurata quando ho cominciato ad interessarmi di musical è stato proprio quello di Cats, le "Highlights of the Original London Cast Recording". Ci credete? Ho sempre avuto difficoltà ad ascoltarlo per intero. La musica è molto piacevole, e al di là della famosissima Memory ci sono una serie di altri pezzi divertenti e orecchiabili (uno dei miei preferiti è Skimbleshanks, ma ce ne sarebbero molti altri da citare). Ma per me Cats non ha mai raggiunto lo status di "capolavoro" come hanno fatto invece altri spettacoli di Lloyd Webber, che posso ascoltare a ripetizione senza stancarmi. Penso che il mio problema sia proprio la trama leggerina, quasi inconsistente, solo un pretesto su cui cucire una serie di pezzi musicali a volte anche piuttosto diversi tra loro.
Tuttavia, quando è stata confermata la notizia che il cast inglese sarebbe venuto in tour in Italia, non ho messo tempo in mezzo e mi sono affrettata a comprare due biglietti per la tappa fiorentina. Insomma, mi sono detta, quando mai mi potrà ricapitare un'occasione così, con il cast e la produzione inglesi, e i loro standard...


Bene, a posteriori posso dire di aver fatto bene. Aveva ragione la mia amica greca Lora a dire che Cats è uno spettacolo da "vivere", che rende al meglio visto dal vivo. Bisogna, come diceva un poeta romantico inglese (Coleridge?) "sospendere l'incredulità", tornare bambini e farsi rapire dalla magia di questi attori che si trasformano in gatti. E infatti la serata di sabato è stata una serata all'insegna dell'emozione. Come sempre la sottoscritta non ha mancato di versare qualche lacrimone qua e là, di cui alcuni subito all'inizio, quando finalmente sono apparsi i gatti, e altri sul finale, dalla stupenda Memory interpretata con tutto il cuore da Chrissie Hammond (programma di sala docet) all'ascesa di Grizabella alla Heavyside Layer.
Dicevo degli standard del West End. WOW!  Questi sì che sono performers completi! Ballano e cantano nello stesso momento (tanto da non capire come ci riescano senza restare senza fiato), non escono mai dalla parte (guardate come si comportano da gatti anche quando si limitano ad ascoltare altri gatti che parlano)... E nonostante tutto questo tra di loro non c'è nessun "nome". Forse, l'unico che mi suona familiare è quello di Old Deuteronomy, James Paterson, ma potrei benissimo sbagliarmi. Del resto, Cats è uno spettacolo corale, in cui nessun gatto spicca più degli altri. E il livello del teatro londinese si vede anche in altre cose: nell'orchestra dal vivo (ben nascosta però, tanto che io non ho capito dov'era posizionata), nella cura dei costumi e dei trucchi, nella scenografia, nelle luci. E credo che il pubblico abbia capito ed apprezzato, visto che c'è stata una standing ovation che non finiva più.


Nota negativa sulla serata, oltre al freddo (ci saranno stati 10 gradi, la gente s'era attrezzata con coperte e sciarpe di lana, e non ha avuto tutti i torti...): da sabato sono perseguitata da un incubo: una produzione nostrana di Cats affidata alla premiata ditta Costanzo-De Filippi...

lunedì 9 giugno 2008

Pessimismo cosmico...

Mancano ancora 5 giorni a "Cats" a Firenze. E... ci credete? Passo le giornate a scrutare il cielo sperando che il tempo sia clemente almeno sabato sera. Accidenti, l'opera al chiar di luna è molto romantica, il giardino di Boboli offre uno scenario bellissimo, ma temo che un acquazzone o una brutta giornata come quelle che hanno caratterizzato finora questo principio d'estate facciano saltare tutto.


E se succede davvero qualcosa così? Sabato è l'ultima serata a Firenze, dubito che ci sia speranza di recuperare lo spettacolo in date successive... Al massimo potrebbero rimborsarci i biglietti, ma vi dirò che preferirei di gran lunga non dover usufruire di un rimborso.  
Non so neanche se ci sia qualche scappatoia, ad esempio un palco coperto per gli artisti e spettatori fradici ma soddisfatti. Oppure se tutto è coperto, ma ne dubito molto. Chissà come sono organizzati all'Arena di Verona, dove gli spettacoli all'aperto sono la norma...


Però accidenti... Chi si sarebbe aspettato una stagione così piovosa?