martedì 12 aprile 2011

Sono sempre in ritardo...


We Will Rock You, Firenze 26.03.2011




Dopo averlo visto a Londra nel 2009, ho rivisto con piacere We will rock you nella sua tappa fiorentina.
La produzione italiana ha debuttato a Milano nel dicembre del 2009, e finalmente, nella sua seconda stagione, ha toccato Firenze.
Diciamolo subito: me lo sono goduto ancora di più che a Londra. I riferimenti alla cultura italiana, le battute sulla nostra attualità, i dialoghi in italiano contribuiscono a rendere lo show più immediato e divertente per il pubblico presente in sala.
Io ho cominciato a sghignazzare fin dall'intro, quando sulle note di Innuendo scorrono sul sipario ancora chiuso le varie tappe della musica rock... Si comincia con "Mina viene censurata dalla Rai", "Vasco Rossi ultimo con Vita Spericolata" e si continua con "Giusy Ferreri, dall'Esselunga a pop star" e "Grande successo per il principe Emanuele Filiberto a San Remo".



Ho avuto un brivido freddo lungo la schiena quando il coro ha attaccato "Radio GaGa" in italiano, ma si è trattato di un attimo soltanto. Probabilmente è stato fatto per chiarire subito la situazione sul Pianeta Mall (la Terra nel 2311), perché tutte le altre hit dei Queen sono state eseguite in inglese. Del resto io sono la prima sostenitrice delle traduzioni a teatro, ma ammetto che sentire i Queen in italiano mi avrebbe un po' spiazzato. L'unica altra canzone tradotta è "No one but you - Only the good die young" dove i Bohemian ricordano i grandi rocker scomparsi giovani.
Lo spettacolo si conferma divertente e appassionante, soprattutto nel primo atto. Anche questa volta, così come a Londra, ho avuto la sensazione che il secondo atto si trascinasse un po' troppo a lungo prima che finalmente Galileo e Scaramouche riuscissero a trovare la strada per il Seven Seas of Rhye e per Wembley. Ma poi, quando i protagonisti finalmente si trovano di fronte al posto del "living rock" e Galileo intona "We will rock you", l'entusiasmo ritorna e tutto il teatro si infiamma.
Tra l'altro, ho trovato il pubblico italiano veramente molto caldo, e sicuramente più entusiasta di quello di Londra. Quando è iniziata "Radio Gaga" tutti battevano le mani a tempo, e diverse volte nel corso dello spettacolo sono partiti applausi a scena aperta. Il più commovente di tutti è sicuramente quando i bohemians ricordano i vari rocker morti giovani: Buddy Holly, Jimy Hendrix, Kurt Cobain, Bob Marley, John Lennon... Dopo ognuno di questi nomi il pubblico applaudiva (sono abbastanza sicura invece che a Londra non fosse così). I nomi dei rocker vengono cambiati per rendere lo spettacolo sempre attuale: mi ricordo bene che a Londra venne nominato anche Michael Jackson, a poco più di un mese dalla sua scomparsa, mentre per il pubblico italiano, oltre ai grandissimi già citati, viene nominato Lucio Battisti. In effetti, nonostante cantino le "vite spericolate", i nostri rocchettari sono tutti vivi e vegeti, anche se un po' anzianotti, da Adriano celentano a Vasco Rossi, da Ligabue a Little Tony!!

Il cast è giovane ma promettente. Salvo Vinci (Galileo) ricorda Freddie Mercury sia fisicamente che nelle movenze... La voce di Freddie era particolare, ma Salvo Vinci si difende bene. Ha offerto una buona interpretazione soprattutto nella prima parte dello spettacolo, quando interpreta il ragazzo "strano" che cerca di trovare le risposte alle domande che sente nella sua testa ("Che ne sai tu di un campo di grano?" ).
Martha Rossi è Scaramouche, grintosa, sfrontata e con una voce che, secondo i bene informati, ha convinto persino Brian May. Con Galileo c'è un rapporto di odio e amore, come spesso succede tra adolescenti, e sulla scena questa tensione viene rappresentata in modo credibile.
Ottima Killer Queen (Valentina Ferrari), con l'aria da dominatrice e il talento per reggere la parte (che in altre produzioni è stata interpretata da primedonne assolute, come Pia Douwes) e veramente buono tutto il resto del cast. Ancora una nota sull'adattamento italiano: così come a Londra, i bohemians hanno i nomi di cantanti famosi. I nostri si chiamano Gianna Nannini, Vasco Rossi, Raffaella Carrà... E come in inglese, gli uomini hannno nomi di cantanti donne e viceversa.
Decisamente uno spettacolo divertente. Certo, non ha l'ambizione di essere arte con la A maiuscola... Ma sicuramente è rock con la R maiuscola!!

venerdì 1 aprile 2011

L'album del mese


L'album di questo mese è un grande classico del teatro musicale degli anni ottanta, un long-runner di tutto rispetto a Londra e New York: dieci anni a Londra e altrettanti a New York. Sto parlando del secondo musical di Boublil e Schoenberg, ovvero Miss saigon, la trasposizione moderna di Madame Butterfly di Giacomo Puccini.
La trama racconta la storia d'amore di una ballerina vietnamita e un soldato americano nei giorni immediatamente precedenti alla caduta di Saigon. I due si conoscono, si innamorano e si sposano con una cerimonia tradizionale. La sconfitta degli americani li sorprende separati, e impossibilitati a riunirsi: Chris viene caricato contro la propria volontà sull'ultimo elicottero che abbandona Saigon, mentre Kim cerca di raggiungerlo nell'ambasciata senza riuscirci. I due si ritroveranno solo tre anni dopo; nel frattempo Chris si è (ri)sposato con una donna americana, mentre Kim confida ancora nel ritorno del soldato che si prenderà cura di lei e del loro figlioletto. Come nell'opera di Puccini, la storia si conclude con il sacrificio di Kim per il bene del figlio, che potrà così avere una vita negli Stati Uniti con il padre.

Dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi, il musical è migliore dell'opera. In Butterfly Pinkerton non sembra mai veramente innamorato di Cio Cio San (al massimo interessato alla sua bellezza), mentre Chris sembra più interessato a Kim, ed è disperato quando viene costretto a partire senza poter fare niente per lei, lasciandola senza una parola. Questo cambiamento nel personaggio maschile principale ne fa un "eroe" nel senso più classico del termine, e lo rende sicuramente più simpatico al pubblico. Anche Kim è una ragazza diversa dal prototipo della geisha rappresentata da Butterfly. Certo, l'opera si ambienta in un periodo storico completamente diverso dalla guerra in Vietnam, e risponde anche alla mentalità di un secolo fa, per cui non c'è da cercare una corrispondenza esatta tra l'opera e il musical... Anche se questo non toglie che l'ispirazione dello show sia chiara.

A livello musicale, Miss Saigon mi piace ma non mi esalta. Ci sono diversi pezzi scritti bene, da professionisti quali sono Boublil e Schoenberg, ma alla fine resto con la sensazione che manchi ancora qualcosa. Le ballate sono tutte molto belle, da "Why God", "The last night of the world", "I still believe": canzoni che riescono a toccare le corde giuste del sentimento, anche se magari non brillano per originalità dei testi. Secondo il mio modestissimo parere, una delle canzoni con il testo più banale è "Sun and moon", che vuole creare l'idea dei due opposti che si incontrano ma lo fa con figure un po' trite e ritrite...
I numeri del coro sono quelli più ritmati e "up-tempo", e a me non dispiacciono. "The heat is on in Saigon" e "Morning of the dragon" servono a descrivere in 4 minuti una situazione, rispettivamente il night club e il Vietnam comunista. Dopo "Morning of the dragon" (probabilmente uno dei miei pezzi preferiti, con il contrappunto della folla) segue poi il confronto tra Kim e Thuy, che si conclude con l'uccisione dell'uomo da parte della ragazza. La scena è costruita bene, con la tensione che cresce fino al momento dello sparo, mentre fuori continua la parata del popolo vietnamita in festa.
Invece, non ho ancora capito il fascino che il personaggio dell'"Ingegnere" esercita su tanti spettatori di questo show. Le sue canzoni non sono niente di particolare, anzi, personalmente tendo sempre a saltarle. Per esempio, "The American dream" può essere anche simpatica, ma va avanti per oltre 5 minuti sempre con lo stesso ritmo e ritornello...
Mi piacciono invece sia "Bui-doi", il pezzo di John che descrive la vita dei bambini in Vietnam, che "The movie in my mind", una canzone che spesso viene tagliata dai cd di highlights, ingiustamente secondo me.

Per quello che riguarda gli artisti, Lea Salonga ha creato il ruolo di Kim sia a Londra che a Broadway, e ha dato una sua impronta ben precisa al personaggio. La sua Kim è fragile ma risoluta, innamorata di Chris e disposta a tutto per proteggere il figlio. All'epoca del debutto in Miss Saigon aveva soltanto 17 anni, eppure la sua voce era già espressiva e forte. Simon Bowman come Chris riesce a convogliare le emozioni e la disperazione del soldato costretto ad abbandonare la sua donna. Anche i ruoli minori (John, Ellen, l'ingegnere) sono ricoperti in maniera ottima (tant'è che Jonathan Price ha vinto anche un Olivier Award per il suo ruolo).

Insomma, si tratta di un classico del teatro musicale che secondo me non deve mancare in nessuna collezione che vuole definirsi completa...