Alla fine ce l'ho fatta, e nonostante una serie di problemi e una specie di maratona a tappe forzate sono riuscita ad andare a Prato a vedermi la prima italiana di Chess, messa in cena dalla compagnia "Hollywood Boulevard". Del resto, si tratta di uno spettacolo che mi piace molto, anche se ho inizato ad apprezzare poco a poco, ma che adesso rientra decisamente tra i miei preferiti. E allora non mi sono fatta scappare la possibilità...
Lo ammetto: non mi aspettavo lo sfarzo del Teatro Nazionale, né quello del Verdi in certe occasioni, ma neanche la desolazione del teatro Politeama pratese. Cioè, il teatro era bello, ma il pubblico riempiva meno di metà delle poltroncine disponibili. Tra l'altro in gran parte il pubblico era composto da parenti e amici degli artisti, che non avevano idea di quello che avrebbero visto di lì a poco... Per affluenza mi ha ricordato il teatro delle celebrazioni di Bologna dove vidi "Jekyll & Hyde" con Giò Di Tonno.
Di Chess esistono tante versioni quante sono le compagnie che lo hanno messo in scena. Anche questa che ho visto sabato mi è sembrata diversa dalle altre di cui ho i cd: Anatoly canta "Where I want to be" all'aeroporto prima di lasciare la Russia per Merano, e non dopo aver discusso con Molokov. "Pity the Child" è verso la fine dell'atto primo, quando Florence lascia Freddie, e in alcuni punti si vedono i genitori di Florence che cantano una strofa della "Lullabay" che esiste solo nella versione di Broadway dello spettacolo... Boh. Comunque, in linea generale, lo spettacolo funziona abbastanza anche così. Penso che neanche Tim Rice abbia ancora chiaro in testa come deve svolgersi il suo spettacolo, visto la frequenza con cui sposta le canzoni da un punto all'altro dello show...
Lo spettacolo non è stato male. Il cast, con un'unica eccezione, era più che discreto. Florence molto brava, piuttosto calata nella propria parte. Anche Anatoly era convincente, mentre per me è stato una delusione il ragazzo che interpretava Freddie. Prima impressione: un capellone con l'aria allucinata e lo sguardo da pazzo psicoaptico. Poi, quando ha massacrato "Pity the child" con un falsetto tremendo... Invece sono stati molto bravi sia Svetlana e la sua "Someone else's story" e soprattutto Molokov, la star della serata!
La scenografia era piuttosto semplice, mentre erano abbastanza elaborati e vari i costumi e i numeri di danza. Per esempio "The story of Chess" era rappresentata da personaggi vestiti in costume "antico", con due ballerini (uno in bianco e uno in nero) che ballavano lottando con i bastoni. Ora, personalmente, io me la sarei cavata senza ballerini e senza costumi indiani, mi sarei limitata ad avere l'arbitro al centro del palcoscenico che raccontava la storia degli scacchi. Poi c'erano i costumi tirolesi per "Merano", quelli "orientaleggianti" per "One night in Bangkok"...
La messa in scena non era male, ma in alcuni punti il regista si era fatto trascinare dall'entusiasmo, rischiando di strafare. (anzi, secondo me aveva già passato il segno). Ad esempio il carrarmato di cartone che invade la scena durante "1956", mentre Florence e Freddie osservano la scena dei genitori di lei che cercano di fuggire. Oppure la scena di Anatoly che cerca di raggiungere l'ambasciata americana, ma viene raggiunto da due agenti russi che estraggono le pistole per sparargli. Mi sono sembrati due momenti un po' troppo artificiosi, anche un po' fuori dallo stile dello spettacolo...
Le liriche erano state chiaramente tradotte da un appassionato, non da un professionista: in svariati punti soffrivano di una serie di problemi tipici: parole tronche, ordine delle parole non naturale... Non so se sarebbe stato meglio adoperare i testi inglesi e sfruttare i due schermi laterali per proiettare le traduzioni, tanto più che non era sempre semplice capire quello che veniva cantato visto che a volte i microfoni erano troppo bassi rispetto alla band che suonava.
Insomma, non è che lo spettacolo sia stato brutto, ma forse uno spettacolo particolare come "Chess" meritava uno sforzo diverso... E comunque resto della mia opinione che "Chess" sia veramente, come lo definì qualcuno, "a flawed masterpiece": un capolavoro che nonostante tutto continua ad avere dei grossi problemi.