Tuttavia, come tutti sanno, il viaggio inaugurale si interruppre brutalmente il 14 aprile nell'impatto con un iceberg che squarciò la chiglia del transatlantico provocandone l'affondamento.
Gli elementi per un grande dramma c'erano tutti: la nave più grande e più moderna al mondo nel suo viaggio inaugurale, i 2200 passeggeri di tre classi sociali diverse, tra cui molti dei personaggi più in vista dell'epoca (Guggenheim, John Jacob Astor, Strauss, l'inaffondabile Molly Brown)... E poi ancora storie d'amore nate e subito finite, atti di eroismo disinteressati e meschinerie.
A questa tragedia Maury Yeston dedicò un musical che aprì a Broadway nel 1997 (lo stesso anno del film di James Cameron...). Lo spettacolo venne criticato da molte recensioni, ma rimase aperto per due anni, fino al marzo 1999, vincendo inoltre il Tony per il miglior musical (oltre ad altri quattro premi) proprio nel 1997.
E' uno spettacolo che secondo me condensa in maniera egregia una tragedia che in tanti hanno raccontato, e lo fa non soffermandosi su pochi personaggi, ma passando a volo d'uccello sui sogni, i desideri e le ambizioni di moltissime persone di ogni classe sociale. I brani di Yeston riescono a catturare perfettamente gli stati d'animo dei personaggi, soprattutto nei numeri d'ensemble: la meraviglia di chi osserva il Titanic ("There she is", "The largest moving object"), l'impazienza e i sogni di chi vuole salpare verso una vita migliore ("I must get on that ship", "Lady's maid"), la fiducia in un'epoca che sembra offrire solo miglioramenti ("What a remarkable age"). E poi, quando il dramma si spiega, la musica cambia, con le varie melodie che si intrecciano e si intersecano mentre gli eventi si fanno sempre più concitati. In questa seconda parte dello show la musica si fa più cupa e drammatica, come in "The blame" e soprattutto nella sequenza "To the lifeboats/We'll meet tomorrow" (che non manca mai di farmi venire un certo magone...).
Yeston è riuscito anche ad inserire un pezzo di storia nello spettacolo: "Autumn", che conclude il primo atto dello show, è effettivamente l'ultimo brano che l'orchestra suonò sul ponte, insieme all'inno religioso "Nearer my God to Thee" (anche se non sono riuscita a capire se il compositore abbia riadattato la musica originale o si sia solo ispirato per il titolo).
Il problema che potrebbe venirsi a creare con un musical che introduce una tale quantità di personaggi è che lo spettatore potrebbe non sentirsi legato a nessuno di loro, ma non mi sembra che sia questo il caso. Credo che non sia difficile provare simpatia per un gruppo di persone che cerca di trovare una vita migliore e trova invece una morte tragica, e che quindi sia gli emigranti della terza classe che tutti i macchinisti del Titanic riescano a suscitare nel pubblico l'attaccamento affettivo necessario per interessarsi ai loro destini.
Allo stesso modo alcuni dei personaggi della prima classe sono delineati in maniera da suscitare la simpatia degli spettatori, in maniera particolare gli Strauss, con Ida che rifiuta di salvarsi per rimanere accanto al marito. L'unico personaggio che mi risulta decisamente odioso è Alice Beane, la donna di seconda classe che sogna di danzare con i "vip" di cui conosce vita, morte e miracoli. Si tratta di un personaggio futile, il cui unico interesse sembra essere quello di essere informata sui passeggeri di prima classe. Non si tratta di un problema dell'attrice (Victoria Clarke nell'OBC), ma proprio del modo in cui il personaggio è costruito. Comunque, giustamente, non tutti i personaggi sul Titanic possono essere simpatici... ;-))
Secondo me Titanic è un ottimo musical che omaggia in maniera delicata e sensibile la più grande sciagura nautica della storia, e forse vale la pena riscoprirlo, sfruttando la ricorrenza di oggi...
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