Insieme alla Bella e la Bestia della Stage Entertainment, Cats della Rancia rappresenta sicuramente l'avvenimento dell'anno teatrale: in fondo si tratta della prima versione in italiano del musical più famoso e di successo di Andrew Lloyd Webber, quello che per primo ha raggiunto il titolo di “longest running show” (8949 repliche a Londra, 7485 a Broadway), che per più di 20 anni è stato in scena a Londra e New York.
Dunque, non potevo farmi scappare l'occasione di vedere questo spettacolo, che comunque fa parlare di sé anche in TV e che potrebbe riuscire ad interessare al musical un pubblico ampio e variegato.
E sono sincera: lo show è risultato superiore alle mie aspettative. Sarà che ero partita un po' dubbiosa, sarà che Cats non è uno dei miei spettacoli preferiti, ma sono rimasta molto soddisfatta. Certo, le differenze con la versione di Londra ci sono (i dettagli tra un attimo), ma il risultato finale secondo me è valido.
A proposito delle differenze: prima di tutto, capisco le perplessità di alcuni sui costumi, e mi sento di avallarle. Alcuni erano discreti, ma altri ricordavano troppo delle tute: larghi, ampi, che non sottolineano i movimenti del corpo dei gatti. In particolare c'era una gatta gialla (di cui non ricordo il nome... ) che sembrava effettivamente indossare un pigiamone di flanella da poco prezzo. Poco convincente per me anche il costume di Rum Tum Tugger, che sembrava più Danny Zuko di Grease che non il gatto più provocante dei Jellicle. Mi è sembrato invece azzeccato il costume di Grizabella, che dava l'idea della diva caduta in disgrazia, con l'abito di paillettes luccicanti strappato che faceva capolino da sotto il pelo di gatto.
Anche le coreografie sono state cambiate rispetto all'originale. Personalmente, non mi intendo di danza, e dei tre aspetti del musical è quello che mi interessa meno. Però, dov'è finita la Solo dance di Victoria all'inizio del primo atto? E dov'erano la doppia ruota di Mungojerrie e Rumpleteazer e il frenetico Jellicle Ball? Altre coreografie erano più riuscite, tra cui quella di Skimbleshanks o di Mr. Mistoffelees.
Sull'altro piatto della bilancia, quello positivo, va sicuramente il cast, davvero buono pur se privo di nomi di richiamo. Fin dall'epoca di “Amici” il cavallo di battaglia di Giulia Ottonello era Memory, e ancora adesso interpreta in maniera magistrale con una bella voce intensa la canzone più famosa di Andrew Lloyd Webber. Tutto il resto del cast era molto buono, supportato in maniera egregia dall'orchestra di sedici elementi.
Infine, mi sono piaciute molto le liriche del solito Travaglio. Stavolta non ho notato punti deboli, tutti i testi mi sono sembrati veramente ben fatti e fedeli agli originali inglesi. Bella la scelta del "Dolce Aldilà" per l'"Heavyside Layer", e molto poetico il testo di Memory in tutte le sue riprese. Un punto bonus per l'adattamento di “Gus the theatre cat” e di tutta la sequenza di Growltiger, che sfoggia un testo veramente divertente.
All in all, per me lo spettacolo si merita un bell'8. C'è ancora spazio per migliorarsi, ma questo spettacolo mi sembra già un buon punto di partenza.
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