lunedì 29 ottobre 2007

Hairspray

Giovedì sera sono finalmente riuscita ad andare a vedere Hairspray. Era in una saletta vicino al mio paesello, in seconda visione (also, 2€ di sconto sul biglietto... ;-)) Però ho dovuto trascinarci mia mamma, visto che il già citato fidanzato poco musical-e non è voluto venire a vedere John Travonta en travesti che ballava e cantava.


Comunque, devo dire che il film mi è piaciuto. Partiamo con le premesse: non conosco il musical, né tantomeno il film originale da cui è stato tratto lo spettacolo, per cui non sapevo assolutamente cosa aspettarmi. Sapevo che si trattava di una commedia, di quel tipo di musical che io non sempre gradisco, motivo per cui ero partita anche un pelino prevenuta. E invece il film si è rivelato una sorpresa più che gradevole, pieno di canzoni piacevoli e divertenti (e divertite, oserei aggiungere).


La trama racconta la storia di Tracy, ragazzina un po' in sovrappeso, che sogna di ballare nel più famoso spettacolo tv per teenager. Nonostante la stazza la porti ad essere diversa da tutti gli altri ballerini, riesce ad ottenere un posto in tv, e ben presto sovverte tutte le regole del posto: è la prima ballerina sovrappeso, si batte per l'integrazione dei neri, e soprattutto non ha paura di dire quello che pensa.


Il cast è decisamente ben assortito, pieno di attori in gamba. I giovani sono tutti carini (spicca ovviamente l'idolo delle teen-ager Zach Efron) e in parte. Bravissima l'esordiente (ma davvero?? O_O) Nikki Blonsky, molto carina l'amica Penny e i ragazzi neri, Seaweed e la sorellina di cui mi sfugge il nome.  L'unica un po' in ombra è la biondissima reginetta di bellezza Amber. 


Tra gli adulti ci sono i nomi famosi che attirano il pubblico in sala. John Travolta travestito da donna è incredibile. Dopo un po' non ci si rende neanche più conto che è un uomo che finge di essere una donna, tanto la sua interpretazione è convincente. Il ruolo di Michelle Pfeiffer sembra scritto proprio per lei, ma mi è piaciuta moltissimo Queen Latifah, che dimostra che non sa solo fare ridere. E' sua, IMHO, la canzone più toccante del film, quella della marcia dei neri contro l'emarginazione (I Know where I've been, può essere?), quella che mi ha fatto scendere la solita lacrimuccia...


Le canzoni sono tutte allegre e solari, mettono in corpo voglia di ballare. Però, perdonatemi, a tre giorni di distanza dal film non mi ricordo nemmeno una melodia... Solo "Good Morning Baltimore" continua a tornarmi in mente, mentre ho già scordato tutte le altre canzoni, anche se mentre le sentivo le trovavo simpatiche. Dovrò procurarmi il CD della colonna sonora. Oppure passare all'Original Broadway Cast.


 


Per completare il mio weekend musicale, giovedì ho ricevuto il mio pacchettino da Soundofmusic (non ho ancora avuto tempo di sentire tutto. :-S), e sabato ho fatto una simpatica gita a Bologna dove ho comprato i biglietti per Jekyll & Hyde, data del 22/12... Non vedo l'ora, speriamo in bene... :-))

mercoledì 24 ottobre 2007

Leggete qui... *occhioni super-sgranati*


Lovogliolovogliolovoglio.  Questo sì che sarebbe un super regalone di Natale... E non costa nemmeno una grossa cifra.


 Certo, un DVD dello spettacolo esiste già, ed io ce l'ho. Però...

lunedì 22 ottobre 2007

Mi scuso sempre per essere di corsa in questo periodo...


Questa è solo una scemenzina che ho trovato in giro su internet. Però non mi trovo per niente d'accordo con il risultato... :-S




What Broadway Musical Do You Belong in?


Miss Saigon
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mercoledì 10 ottobre 2007

Non c'è pace per i dannati...

Ci siamo appena ripresi dallo shock di un'intervista non proprio felice di Michelle Hunziker, in cui dichiarava di voler interpretare Efaba, la stregaccia verde e cattiva di "Wicked" (sic!), quando oggi leggendo "Leggo" (sì, lo so, non è esattamente attendibile) vedo un'altra notiziola sulla bionda svizzerotta. Questa volta la nostra eroina dichiara "Dopo Cabaret sogno di portare in scena un classico della Disney in un grande musical".


Anche stavolta speriamo che la signora Ramazzotti si sia lanciata in dichiarazioni folli... Perché sinceramente non la vedo né nella parte di Belle da "La Bella e la Bestia", né tantomeno in quella di Mary Poppins (ma 'sta donna vuol proprio misurarsi con Julie Andrews??). Non credo ci siano altri musical Disney pronti a sbarcare in Italia...


Un'altra notiziola di cui non vi importerà granché: ho girato tutte le edicole di Firenze, e il DVD di Aggiungi un posto a tavola è finito da tutte le parti...  E adesso come faccio? Lo ordino alla Fabbri? Se qualcuno sapesse ragguaggliarmi, gli/le sarei grato.


Mi scuso per la fretta, ma stasera sono proprio cotta. Ho cambiato lavoro lunedì, mi sono raffreddata e ho ancora i postumi dell'operazione... Cercherò di proporre un post interessante asap, promesso!

mercoledì 3 ottobre 2007

Traduire c'est trahire?

Sul blog di Francesco si parla di traduzioni dei musical, quindi offro il mio modesto contributo con questo post che è "pending" da quasi un anno (mi ricordo di averlo cominciato un giorno di novembre del 2006 in treno per Roma). Ho sempre detto che l'avrei rifinito un po', ma non l'ho mai fatto... Comunque a questo punto ve lo presento così com'è.


Traduire c’est trahire?


 


Era una domanda che all’università ci ripetevano spesso, ed è uno di quei temi che mi interessa sempre. Del resto, non mi sono laureata in traduzione per caso…


La questione, in termini semplici, è questa: è meglio tradurre e adattare un musical al pubblico straniero o lasciarlo nella versione originale? Com’è più "fruibile" per il pubblico?


Come in tutte le cose, ci sono due partiti: quello a favore delle traduzioni e quello dei “duri e puri” dell’originale. E come in tutte le cose, entrambi hanno le loro ragioni, di diverso carattere ma ugualmente accettabili.


 


Partiamo con delle banalità. Nonostante tutti si sforzino di dimostrarci il contrario, noi italiani con le lingue straniere ce la caviamo maluccio. Molti di noi non sono in grado di seguire un film in lingua originale, motivo per cui uno spettacolo completamente recitato (e cantato!!) in un’altra lingua sarebbe recepito male da molti spettatori. Immagino che per tanti risulterebbe difficile seguire la trama e i dialoghi, figuriamoci poi scendere nei dettagli e nelle sfumature.


Si potrebbe obiettare che in tutto il mondo le opere liriche vengono eseguite in lingua originale, e a nessuno viene in mente di tradurre “Che gelida manina…”. Al massimo i teatri vengono attrezzati con gli impianti per il sovratitolaggio (tra l’altro, è successo anche a me al Comunale di Firenze con “Tosca” in scena. Opera italiana per un pubblico italiano, ma c’erano i sovratitoli). A questa osservazione, i fautori delle traduzioni rispondono dicendo che dover leggere i testi e seguire quello che succede in scena distrae e stanca lo spettatore, con conseguenze negative sia per il godimento dello spettacolo da parte del pubblico che per il suo successo economico. Chissà perché, il pubblico della lirica può sorbirsi sei ore di Nibelungenlied in tedesco con sovratitoli e il pubblico del musical non può...



Dunque, sembrerebbe che la soluzione migliore fosse quella di adattare gli spettacoli traducendo i testi. Del resto, in tutto il mondo si fa così. Basta pensare ad uno spettacolo come “The Phantom of the Opera”, "Elisabeth" o "Jekyll & Hyde" per trovarne versioni in tedesco, olandese, ungherese, giapponese, coreano, e chi più ne ha, più ne metta. E vi dirò, in qualche caso il testo dell'adattamento mi sembra persino migliore di quello originale (a me ad esempio piace da morire "Der letzte Schritt", versione viennese di "The point of no return")


 


Eppure… Eppure l’idea di un adattamento in italiano di un qualsiasi musical o spettacolo mi suscita sempre sentimenti contrastanti.  Sana invidia per chi farà il lavoro, timore per i risultati, curiosità di sapere come sono stati affrontati e risolti i punti più difficili, paura che si perdano dei significati sottintesi… E a posteriori, critiche su tutto (Che ci volete fare, noi fiorentini siamo bastian contrari).


 


Le due lingue che conosco meglio (oltre ovviamente all’Italiano) sono l’inglese e il tedesco. Due lingue che derivano dallo stesso ceppo, e che si assomigliano anche molto. Forse è per questo che le traduzioni tedesche di musical inglesi non mi suonano mai così strane come quelle italiane. O forse c’è da parte mia una certa abitudine a sentire i testi tedeschi, mentre quelli italiani mi suonano sempre “nuovi”.


E poi in qualche modo, l'italiano non si adatta bene a certi tipi di canzone. Mentre le grandi ballad romantiche funzionano in maniera discreta anche nella nostra lingua, trovo difficile adattare pezzi più ritmati all'italiano. Probabilmente dipende dal fatto che inglese e tedesco hanno molte parole corte, monosillabiche, mentre le parole corte dell'italiano si contano sulla punta delle dita..  


Vi faccio un esempio banale. Tradurre il ritornello di "Wenn ich tanzen will" è ancora fattibile (io ho scritto una cosa di questo genere, che è lungi dall'essere perfetta ma mi sembra piuttosto cantabile: "Quando danzo io/lo faccio come piace a me/solo io scelgo il momento/e la musica da usar/Quando danzo io/lo faccio solo con la mia unicità/lungo l'abisso/o solo per gli occhi tuoi"), ma tradurre i versi iniziali è quasi impossibile (è difficile rendere uno scambio di battute rapido e secco come "Was für ein Triumph - Mein Triumph - Welch ein Fest - Mein Fest" con un equivalente italiano...)


Magari però c'è qualche traduttore là fuori che ha una soluzione perfetta per questi versi che a me fanno spaccare la testa... "Se ci sei, batti un colpo!!"